Sinossi
Il romanzo di Paulina Spiechowicz, Così vivevano l’estate, racconta il passaggio di tre personaggi dal periodo adolescenziale all’età adulta. I fratelli Beatrice e Kamil hanno 16 e 18 anni quando tornano a passare l’estate a Ostia dalla madre alcolista, dopo un anno trascorso con il padre in Polonia. Beatrice e Kamil affrontano la nuova situazione in maniera differente: se la ragazza non ha nessuna clemenza nei confronti della madre e si relaziona con severità e risentimento, il fratello maggiore darebbe qualsiasi cosa per continuare a vivere con lei e la riempie di cure e attenzioni per la paura di un potenziale secondo incidente, dopo il suo tentato suicidio dell’anno precedente. Entrambi i fratelli cercano la loro dimensione abbandonata in Italia, ma in un anno tutto è cambiato: gli amori e le amicizie di una volta non esistono più e tutti e due si ritrovano a loro modo soli. Se Kamil, allora, si rifugia nella logica del branco, in cui ognuno è costretto a mostrare di essere più forte e a nascondere qualsiasi fragilità, Bea vuole vivere emozioni impetuose, che è incapace di provare se non attraverso esperienze di dolore. È anche per questo che si avvicina a Nico, il “nemico numero uno” di Kamil: nei suoi occhi c’è una luce diversa da quella dei ragazzi che si atteggiano a criminali, perché la sua vita è realmente compromessa. Quando si guarda allo specchio, Nico non riserva più alcuna speranza al futuro, ma solo rabbia verso un presente che lo ha marchiato a fuoco. Proprio a causa di Bea, per un breve periodo se ne dimentica e cova l’illusione di poterle offrire una vita di amore, ma è un sogno che sfuma troppo in fretta per non lasciare ferite aperte. Quando lei si allontana, incuriosita da alcune nuove amicizie, la rabbia e la gelosia incontrollabile di Nico esplodono. Bea trascorre sempre più tempo con Ludovica e Pawel, un ventenne polacco del campo profughi di Castel Fusano da cui rimane subito attratta. Il rapporto con Nico si inasprisce fino a diventare violento e pericoloso, tanto da indurla a confidarsi con la madre per la prima volta. Per difendere il suo orgoglio, Nico è pronto a incendiare l’intero campo profughi, ma non ha fatto i conti con il vero pericolo da cui avrebbe dovuto guardarsi le spalle: quando si accorge che la pistola impugnata da Kamil è puntata contro di lui, ormai è troppo tardi.
Stile
Così vivevano l’estate è il racconto penetrante e avvincente diuna vicenda classica narrata con un approccio inedito nel panorama dell’editoria italiana, quello di adolescenti con l’identità divisa tra due paesi. Per farlo, l’autrice ambienta la trama nel periodo dei primi anni ’90, quando la questione dell’immigrazione dai Paesi dell’Est ha raggiunto uno dei suoi apici più drammatici. Spiechowicz vuole dare voce ai suoi protagonisti, perché ognuno di loro abbia la possibilità di esprimere la contraddizione lacerante che vive: infatti, la narrazione alterna i tre punti di vista di Bea, Kamil e Nico, accomunati dalla stessa necessità di scappare dagli incubi della loro quotidianità fino a raggiungere un futuro radioso conquistato con le proprie mani.
Se l’autrice riesce a rendere le pagine così vive e scottanti è perché lei stessa ha vissuto situazioni simili a quelle dei protagonisti: Spiechowicz conosce in profondità il significato di parole come immigrazione, così come il peso di un’identità lacerata tra due paesi. È una apolide, che ha raggiunto l’Italia da esiliata politica, costretta per un anno in un campo profughi: da queste esperienze attinge in modo feroce, ma allo stesso tempo mostrando una purezza di sentimenti commovente. Non lo fa per mettere in mostra la sua dimensione personale, ma solo per affrontare e descrivere queste dinamiche con tutta la potenza e lo spessore che meritano.
Nella descrizione di queste emozioni la scrittura di Spiechowicz si esalta, mostrando la capacità di far convivere un registro più crudo, rapido e incisivo, con un altro più poetico, riflessivo ed evocativo. Alla ricercatezza della narrazione si affianca il dialetto romano dei dialoghi, creando un contrasto come quello interiore, identitario dei personaggi. È un tratto distintivo in cui si sente il debito dell’autrice nei confronti dei grandi autori amati: Pasolini, Pavese e Margherite Yourcenar, interessati a cercare un punto di luce nell’abisso più profondo. Perché, infatti, i tre protagonisti non sono altro che adolescenti che avrebbero bisogno di una guida e di punti di riferimento, e in mancanza di essi, sono costretti a prendere da soli le decisioni più importanti, spesso sbagliando clamorosamente. Vivono ogni situazione masticandola con avidità, senza lasciarsi il tempo di capire realmente cosa desiderano. E per questo, nella confusione in cui sprofondano, la risposta più semplice e spontanea è dare sfogo alla loro rabbia tramite una violenza insensata.
Note biografiche
Paulina Spiechowicz (Cracovia, 1983) è cresciuta in Italia dove ha studiato Editoria e giornalismo a Roma3. Ha conseguito un dottorato a Parigi sull’Orlando furioso dell’Ariosto. Vive a Roma e lavora tra la Francia e il Libano come ricercatrice e conferenziera. In italiano ha pubblicato la raccolta di poesie Studi sulla notte (Edizioni Ensemble, 2012), e racconti per Giulio Perrone Editore, Cadillac, Patria Letteratura, Nazione indiana, Satisfiction. In Francia è uscita la silloge poetica Intimism (Editions Horror Vacui, 2013) e Les mots qui nous manquent (Calmann-Lèvy, 2016). Due testi per il teatro, Medea’s visions (2017) e Oreste will be back (2019), sono andati in scena a Parigi alla Ménagerie de verre, alla Place du Louvre, a Napoli al Teatro Bellini, alla Fondazione Mondragone e al museo MADRE. Medea’s visions è stato scelto come testo di corso sulla drammaturgia contemporanea da Eva Marinai dell’Università di Pisa. Ha collaborato alla sceneggiatura di Disco Boy di Giacomo Abbruzzese, Orso d’argento alla Berlinale 2023. Attualmente prepara un’antologia dedicata alle poetesse libanesi per la casa editrice Kaph Books e collabora alla sceneggiatura del prossimo lungometraggio di Abbruzzese. Fa parte della Compagnia delle Poete fondata nel 2013 da Mia Lecomte. Con il romanzo inedito Come vivevano l’estate ha vinto a novembre 2023 il prestigioso Premio Inediti Clara Sereni.
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